Ho sempre pensato alla poesia come a un organismo vegetale, a una pianta che abita i fondali, e ondeggia a seconda dei flutti e delle mareggiate, e s’imbeve di ogni scia di senso che increspa la superficie. Davanti a lei avanzano e volteggiano nella corrente le tante figure che assume l’esistenza nel corso del tempo, il precipitare e l’ammassarsi dei relitti, lo sciamare a banchi dei nostri desideri. Le storie delle alghe sono storie di naufragi e di stupefazioni, registrano il passaggio di animali misteriosi, la danza della luce, le sue crepe, il depositarsi del silenzio e del vuoto intorno. Ogni tanto le resta impigliata la cellula di qualche sillaba, e questa per fotosintesi rilascia un verso, la corrispondenza di una rima.
È così che si è formata questa raccolta: si è impregnata tanto a lungo della vita che l’ha generata, da portare a compimento un processo di massima condensazione e restituzione. […] Al pari delle alghe queste poesie hanno l’elasticità e la chimica di un corpo vivente. Si distendono e si restringono, oscillano e si arrestano, sempre come in un equilibrio revocabile ma mai smarrito tra il risultato finale e i motivi che lo hanno determinato, tra la dinamica mutevole dei sentimenti e la fissità della pagina o di uno schema metrico. La loro lettura è un esercizio di respirazione, che poi è ciò che c’è di più vicino alla misura del tempo; e il contrarsi e il dilatarsi del diaframma anima ogni parola e la gonfia di significato.
Dal saggio Illudersi che il tempo venga dietro di Fabio Stassi
Sonetto caudato
Mi viene a volte incontro una parola
seducente di schiuma, che mi ammicca
nell’iride dei giorni… Una capriola
e pare dica: Fa’ di me una chicca,
inseriscimi dentro una poesiola,
un sonetto magari, è lì che spicca
il senso e l’allusione di una scuola
antica. Il desiderio mi fa ricca.
Io spazio fra gli articoli dei sogni,
ho libertà infinita e l’orizzonte
che mai declina, più spettacolare
delle stelle che semino qui a ogni
fischio di vento e di alba. Io sono fonte
di Sempre e Azzurrità. Io sono il mare.
L’evidenza stellare
del cosmo che schiumoso mai si eclissa:
eternità che, azzurra, s’inabissa.
Giuseppe Elio Ligotti (Roma 1946), di origine siciliana, vive tra Roma e il Trapanese.
Ha insegnato lettere classiche, condotto laboratori di scrittura metodica nei licei capitolini e tenuto corsi di scrittura creativa presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza.
Il suo primo libro di versi, L’elegia del dubbio, è del 1978. Nei decenni successivi non ha mai smesso di dedicarsi alla poesia.
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